giovedì 7 maggio 2009

Garibaldi e i preti

Nell'Ottocento, anche dopo la Restaurazione, molti personaggi famosi cominciarono a difendersi dagli interessi clericali sul proprio trapasso, come Victor Hugo che fece sorvegliare la propria stanza da persone fidate a Giuseppe Garibaldi che lasciò in proposito un testamento chiarissimo:
"Siccome negli ultimi momenti della creatura umana il prete, profittando dello stato spossato in cui si trova il moribondo e della confusione che sovente vi succede, s'inoltra e, mettendo in opera ogni turpe stratagemma propaga, con l'impostura in cui è maestro, che il defunto comp'è, pentendosi delle sue credenze, ai doveri di cattolico; in conseguenza io dichiaro che, trovandomi in piena ragione, oggi non voglio accettare in nessun tempo il ministero odioso, disprezzevole e scellerato di un prete, che considero atroce nemico del genere umano e dell'Italia in particolare.
E che solo in stato di pazzia o di ben crassa ignoranza, io credo possa un individuo raccomandarsi a un discendente di Torquemada". Giuseppe Garibaldi

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